L'omeopatia ha conosciuto alcuni tentativi di evoluzione, in genere infelici, tra la meta' del XIX secolo e l'inizio del XX; oggi sembra essersi cristallizzata in una versione semplificata della teoria Hahnemanniana originale con occasionali influenze delle piu' implausibili elaborazioni successive. Le elaborazioni piu' plausibili sono state in genere scartate e abbandonate. In questa pagina si accenna a:
gli omeopati a meta';
le (fantastiche) ipotesi di James T. Kent;
le teorie attuali.
Una storia dell'omeopatia, scritta con imparzialita' e stile gradevole dall'omeopata inglese Anthony Campbell e' disponibile in rete e contiene molte informazioni sui primi due argomenti discussi in questa pagina per chi volesse approfondirli senza affrontare i testi originali.
 
    LA "MEZZA OMEOPATIA" INGLESE
La teoria di Hahnemann si diffuse abbastanza rapidamente in Europa e negli Stati Uniti e entro qualche decennio dalla morte di Hahnemann gli omeopati erano alquanto numerosi. Per l'omeopatia uscire dai confini della Germania significo' affrontare ambienti culturali notevolmente diversi da quello d'origine e questo ebbe non poche ripercussioni sulla teoria. Hahnemann era tedesco e subiva la profonda influenza culturale del romanticismo, la corrente filosofica all'epoca dominante in Germania, vera radice della sua inclinazione al misticismo e al misterico (la natura spirituale della forza vitale, della malattia, del contagio, etc). In Inghilterra era invece ancora viva la tradizione culturale dell'empirismo ed i principali omeopati inglesi, Hughes e Dudgeon, rilessero Hahnemann in questa chiave e preferirono i suoi primi scritti, piu' legati alla sperimentazione pratica, agli ultimi, piu' misterici. All'inizio della sua carriera Hahnemann aveva usato diluizioni modeste, fino alla sesta centesimale (6c), necessarie a ridurre la tossicita' dei suoi preparati, ma non tali da far scomparire ogni molecola del farmaco. Hughes preferi' queste diluizioni a quelle successive e in pratica limito' la teoria di Hahnemann alla legge dei simili. Non mancano nell'opera di Hughes argute note critiche alle esagerazioni metodologiche di Hahnemann e di molti suoi seguaci:
 
"Le innovazioni che un uomo introduce ad un'eta' superiore a settantaquattro anni non sono a priori molto raccomandabili; e il fatto che la prima di esse fu il fissare la 30a diluizione conme la dose di base per tutte le medicine sia per il proving che per la terapia, non ci convince ad accogliere il resto con favore. Io credo che prendere come guida l'Hahnemann del 1830-1843 significhi fidarsi della sua senilita'." (1: Hughes p. 90-91)
 
"Ma essi [gli omeopati moderni] non pensano di voler seguire Hahnemann nel rifiuto dell'anatomia patologica moderna, come egli rifiutava quella dei suoi tempi." (1: Hughes p. 83-84; si noti pero' che solo tra i mezzi omeopati inglesi l'anatomia patologica era considerata rilevante)
 
"E' stato inoltre osservato che ogni farmaco testato da Stapf e da von Gersdorff causava al primo manifestazioni erotiche e flatulenze al secondo; pertanto la relazione tra questi sintomi, se trascritti da queste persone, e la sostanza e' dubbia." (1: Hughes p. 22)
 
    A causa di queste posizioni che, essendo moderate e rispettose della scienza ufficiale, risultavano critiche nei confronti dell'ortodossia omeopatica,la teoria di Hughes fu sprezzantemente definita una omeopatia a meta', e quelli che la praticavano "mezzi omeopati".
    E' difficile negare considerazione e simpatia ai mezzi omeopati che cercano di correggere gli evidenti errori della teoria alla quale aderiscono e di farla confluire nella medicina convenzionale. I mezzi omeopati sono attenti alle problematiche teoriche dell'omeopatia e alle conquiste della scienza medica convenzionale e cercano una mediazione che si rivelera' alla fine impossibile; per questo le loro posizioni saranno respinte tanto dagli omeopati quanto dai medici convenzionali loro contemporanei. Purtroppo neppure la legge dei simili, fondamento stesso dell'omeopatia, puo' resistere all'evoluzione della medicina nel XX secolo, e questo condanna senza rimedio anche le posizioni moderate dei mezzi omeopati.
 
    JAMES TYLER KENT
James Tyler Kent e'l'espressione di una omeopatia ignorante ed orgogliosamente massimalista tipica degli Stati Uniti all'inizio del XX secolo. Scrisse varie opere, tra le quali le "Lezioni di filosofia omeopatica" sono forse le piu' istruttive e caratteristiche [6]. Non vale la pena di rileggere in dettaglio questo scritto, un commento dell'Organon apodittico ed arbitrario, ma e' interessante considerarne qualche citazione esemplificativa. L'affermazione
"The bacteria are the results of disease. In the course of time we will be able to show perfectly that the microscopical little fellows are not the disease cause, but that they come after, that they are scavengers accompanying the disease, and that they are perfectly harmless in every respect." (I batteri sono il risultato della malattia. Col tempo saremo capaci di dimostrare inequivocabilmente che questi microscopici esserini non sono la causa della malattia, ma vengono dopo; essi si nutrono di tessuti degradati e accompagnano la malattia, e sono completamente innocui sotto ogni punto di vista).
Questa sorprendente affermazione e' pronunciata (per iscritto) piu' di trent'anni dopo le grandiose e rivoluzionarie scoperte di Koch e Pasteur, evidentemente ignorando il rigore metodologico dei loro metodi; ed e' successiva anche alle prime ricadute terapeutiche e profilattiche di quelle scoperte: i vaccini di Pasteur, esempi di biotecnologia ante litteram, e il salvarsan di Ehrlich, primo chemoterapeutico veramente efficace contro la sifilide.
 
    TEORIE MODERNE
    Gli omeopati moderni e contemporanei si sono distaccati senza clamori dagli eccessi di Hahnemann e Kent, e hanno silenziosamente riformulato la teoria omeopatica in termini meno assoluti; hanno inoltre ridotto, nei fatti, le loro pretese terapeutiche. Hahnemann infatti si opponeva con veemenza alle terapie mediche e chirurgiche dell'epoca, ma questa posizione oggi sarebbe assurda e porterebbe in breve gli omeopati in tribunale. Gli omeopati moderni, pur promettendo mirabilia, applicano in pratica l'omeopatia a malattie minori, intrinsecamente benigne, che non compromettono le aspettative di vita del paziente, ed inviano al medico o al chirurgo i casi clinici piu' seri. Informano il paziente ed il pubblico evitando l'uso di concetti ovviamente screditati quali la forza vitale e in genere spiegano la legge dei simili ricorrendo all'affermazione che "i sintomi sono processi autoriparativi dell'organismo, che vanno incrementati ed appoggiati anziche' eliminati". Hanno dalla loro parte la scarsa tossicita' dei rimedi che prescrivono, specialmente per quanto riguarda i bambini, le donne incinte, gli anziani e le altre categorie di pazienti particolarmente sensibili ai possibili effetti collaterali dei farmaci convenzionali. Inoltre molti rimedi omeopatici sono "naturali" e quindi, nell'immaginario collettivo, "buoni", mentre molti farmaci della medicina convenzionale sono "chimici" o "artificiali" (cioe' prodotti da fabbriche anziche' estratti da piante) e quindi "cattivi". Il pregiudizio contro la chimica, che inquina, produce veleni e adultera i cibi, e' irrazionale: molti farmaci sintetici sono uguali o molto simili a molecole naturali ed hanno il vantaggio di una composizione accuratamente determinata e di un dosaggio preciso. Ad esempio il decotto di digitale, rimedio classico contro gli edemi declivi, deve la sua attivita' al fatto di contenere una miscela di sostanze attive sul cuore ma ha composizione qualitativa e quantitativa variabile ed e' molto piu' pericoloso del farmco che contiene una sola di queste sostanze accuratamente dosata.
    Sia la legge dei simili che quella degli infinitesimi sono state rivisitate dagli omeopati moderni, per adeguarle al rifiuto dell'ormai definitivamente obsoleta spiegazione vitalistica. Hahnemann sosteneva che la forza vitale non poteva distinguere tra la malattia "naturale" del paziente e quella iatrogena, indotta dall'omeopata con i suoi rimedi; questo consentiva, secondo lui, di sostituire la seconda alla prima e portava la malattia sotto il controllo del medico. Uscita di scena la forza vitale, non c'e' piu' ragione per la quale il paziente non dovrebbe avere due malattie sovrapposte, quella naturale e quella iatrogena, e l'ipotesi originale deve essere rivista. Sembra che questo problema si sia posto alquanto presto dopo la morte di Hahnemann perche' Hughes, gia' nel 1893, criticava le maldestre rielaborazioni della legge dei simili dovute ad omeopati ai quali l'ipotesi di Hahnemann riusciva evidentemente ostica [5].
 
    La RIELABORAZIONE MODERNA DELLA LEGGE DEI SIMILI e' semplicistica: tutti i sintomi sono secondari ed il concetto stesso di sintomo primario e' abolito. Il sintomo secondario e' reattivo e tende a favorire la guarigione; il farmaco omeopatico lo stimola ulteriormente e quindi utilizza i meccanismi riparativi dell'organismo stesso come strumenti di guarigione [7]. L'interpretazione ha alcuni ovvi difetti: non e' vero che i sintomi siano tutti reattivi ne' che tutti i sintomi reattivi favoriscono la guarigione: ad esempio le convulsioni non sono tentativi di guarire l'emorragia cerebrale (ed infatti Hahnemann le classificherebbe giustamente tra i sintomi primari), e le allergie sono effettivamente dovute a reazioni dell'organismo, ma non tendono per questo verso la guarigione. Gli omeopati moderni, consapevolmente o incosapevolmente, costruiscono la loro argomentazione su una generalizzazione arbitraria: non e' possibile discutere i "sintomi" tutti insieme in modo indiscriminato, ed il tentativo di Hahnemann di classificarli in primari e secondari, seppure insufficiente, era meritorio.
    Una conseguenza della virtuale abolizione del sintomo primario e' la parallela abolizione della diagnosi, che gia' negli scritti di Hahnemann aveva scarso risalto:
 
"Homeopathy would be an especially appropriate referral for patients in whom a diagnosis cannot be established. Homeopathy's advantage derives from its individualizing the remedy to the uniqueness of the patient's symptoms, bypassing the need for diagnosis altogether. " (L'omeopathia potrebbe essere particolarmente appropriata per quei pazienti nei quali non e' possibile stabilire una diagnosi. Il vantaggio dell'omeopatia deriva dall'individalizzazione del rimedio per l'unicita' dei sintomi del paziente, che supera del tutto la necessita' della diagnosi.) Gray (2000), "Homeopathy: science or myth?", North Atlantic Books, Berkeley, CA., USA, p.157.
 
    Gli omeopati moderni non sembrano preoccuparsi del fatto che malattie diverse possono avere sintomi simili, almeno nelle loro fasi iniziali, e che pertanto un paziente sofferente di un cancro dello stomaco potrebbe ricevere lo stesso trattamento di uno sofferente di gastrite. Ma i loro pazienti dovrebbero essere avvertiti di questa possibilita' che a loro potrebbe forse interessare.
    In parallelo con le rielaborazioni semplicistiche della legge dei simili e con l'abolizione del sintomo primario, gli omeopati moderni aumentano l'importanza di quei concetti originali di Hahnemann che intendono mantenere, forse a immaginario compenso di cio' che in sordina decidono di abbandonare. Hahnemann aveva sempre sottolineato che la legge dei simili si applica a tutti i sintomi del paziente, ed anzi che i sintomi caratteristici e suoi propri sono piu' importanti di quelli comuni (anche Freud, un secolo dopo, porra' una questione simile). Gli omeopati moderni sottolineano questo aspetto del pensiero di Hahnemann e presentano come un grande vantaggio delle terapie omeopatiche il loro essere "individualizzate" e tagliate su misura per il paziente. E' forse un bene che la terapia sia individualizzata? A prima vista, il paziente potrebbe pensare di si, per la stessa ragione per la quale l'abito fatto su misura dal sarto costa piu' caro ed ha maggior pregio del pret a porter. Ma una riflessione piu' attenta dovrebbe metterci in guardia contro l'individualizzazione eccessiva della terapia: infatti quanto piu' una terapia e' individualizzata, tanto minore e' la sua casistica e, al limite, ogni paziente potrebbe ricevere la sua terapia, diversa da quella di chiunque altro. Questo implicherebbe che ogni paziente e' il primo a provare la sua terapia e che non c'e' garanzia alcuna di successo. La standardizzazione della terapia praticata dalla medicina convenzionale consente invece casistiche estese e costituisce il fondamento della "medicina basata sull'evidenza"; l'eventuale personalizzazione puo' rendersi necessaria se paziente presenta allergie o sintomi collaterali dovuti ad uno dei farmaci impiegati, ma quanto piu' ci si sposta dai protocolli terapeutici meglio studiati, tanto meno si sa dell'efficacia.
 
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    RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E NOTE
 
    1: Gli esperimenti nei quali gli omeopati si sono rivelati incapaci di distinguere i rimedi ad alta diluizione dall'acqua pura sono vari; il lettore interessato puo' consultare i seguenti:
Vickers A.J., van Haselen R., Heger M. (2001) "Can homeopathically prepared mercury cause symptoms in healthy volunteers? A randomized, double blind placebo-controlled trial." J. Altern. Complement. Med. 7, 141-148.
Vickers A., McCarney R., Fisher P., van Haselen R. (2001) "Can homeopaths detect homeopathic medicines? A pilot study for a randomised, double-blind, placebo controlled investigation of the proving hypothesis." Br. Homeopath. J. 90, 126-130.
Goodyear K., Lewith G., Low J.L. (1998) "Randomized double-blind placebo-controlled trial of homoeopathic 'provbing' for Belladonna C30." J. R. Soc. Med. 91, 579-582.
 
    2: Sull'assorbimento dei rimedi omeopatici per inalazione si veda Organon VI ed., par.246(nota) e 288; V ed. par.288 e 290.
 
3: Molte evidenze empiriche, tra le quali quelle cristallografiche sono le piu' ovvie, dimostrano che la molecola del farmaco si spoglia della sua sfera di idratazione per combinarsi con il suo recettore, e la coppia farmaco-recettore e' stata paragonata a quella chiave-serratura. Le sfere di idratazione vuote, se esistessero, sarebbero analoghe al calco della chiave e non avrebbero la forma e le proprieta' chimiche necessarie per combinarsi con il recettore; di fatto si avrebbe una inutile coppia calco della chiave-serratura.
 
4: I lettori che hanno familiarita' con la chimica avranno notato che le ipotesi sull'azione dei rimedi diluiti violano i principi della termodinamica. Infatti se si confronta una diluizione non molecolare (sopra 12c) con il diluente si osserva che la composizione chimica dei due sistemi e' la stessa (e' presente in entrambi il solo solvente) e pertanto la differenza, se esiste, deve essere di natura fisica. Il rimedio, grazie alla succussione, dovrebbe essere uno stato termodinamico eccitato del solvente. L'energia delle succussioni pero' e' troppo piccola per produrre uno stato eccitato semistabile: trenta succussioni di un recipiente contenente 100 ml di solvente effettuate manualmente (al modo di Hahnemann) possono fornire all'incirca 5 piccole calorie (meno di una piccola caloria per mole di acqua, se l'acqua e' il solvente, la quantita' di energia necessaria per riscaldare il liquido di 0,05 gradi centigradi). Si deve considerare che il processo delle diluizioni seriali disperde anche l'energia delle succussioni precedenti, nella stessa misura in cui disperde il soluto, e pertanto ogni diluizione successiva possiede soltanto la sua quota di eccitazione meccanica e non eredita nulla dalle precedenti.
 
5: R. Hughes (1893) A manual of pharmacodynamics, VI ed., B.Jain Publ. New Delhi, India, ed. 2001.
 
6: James Tyler KENT LECTURES ON HOMOEOPATHIC PHILOSOPHY". Il testo e' disponibile sul web
 
7: Sul sintomo come tentativo di guarigione dell'organismo si veda ad esempio:
"[The Similia Principle] makes more sense, however, when symptoms are viewed as attempts on the part of the body to heal itself." (La legge dei simili diventa ragionevole se si considerano i sintomi come tentativi da parte del corpo di guarirsi.) Gray B. (2000) "Homeopathy: science or myth?" North Atlantic Books, Berkeley, CA, USA p.9.
 
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