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      Sotto molti punti di vista, la cosiddetta medicina naturale, basata su estratti di piante e fiori e su minerali, e' contigua all'omeopatia: infatti Hahnemann usava estratti vegetali e polveri minerali per preparare i suoi rimedi, e alcuni omeopati successivi, tra i quali Hughes e Dudgeon, preferivano le basse potenze ed usavano anche estratti vegetali non diluiti. Pero' l'omeopatia ha una estesa base teorica, oggi in massima parte obsoleta, che manca alla medicina naturale; inoltre a diluizioni superiori alla 3c (o 6X) la concentrazione dei principi attivi nel rimedio omeopatico diventa molto bassa e l'effetto, se esiste, richiede spiegazioni inusuali, estranee alla medicina naturale. Quest'ultima e' infatti essenzialmente empirica e si appoggia su una tradizione che risale alla medicina greco-romana (con contaminazioni provenienti dall'estremo oriente).     L'uso terapeutico di sostanze di origine vegetale continua tutt'oggi nella medicina convenzionale piu' che in quella omeopatica, che diluisce i suoi estratti fino a far scomparire le sostanze in essi contenute: di fatto la farmacologia era nata dall'erboristeria e non se ne e' mai distaccata completamente. Tra i farmaci di origine vegetale oggi in uso possiamo citare a titolo di esempio: il chinino, i glicosidi della digitale, gli alcaloidi stupefacenti e non stupefacenti dell'oppio, gli alcaloidi della belladonna, la penicillina (prodotta da una muffa). Ovviamente, un estratto vegetale non diluito contiene vari principi attivi in concentrazione non trascurabile e puo' risultare assai tossico: la cicuta, l'oppio e la belladonna sono soltanto alcune tra le piante velenose abbastanza da poter uccidere un uomo.     Alcune persone ritengono che una tisana di una pianta medicinale sia piu' sana e piu' sicura del farmaco estratto dalla pianta stessa e purificato (o ricopiato in modo identico mediante sintesi chimica). Questa ipotesi non e' vera e in alcuni casi comporta notevoli rischi. Ad esempio il decotto di digitale, usato come diuretico e come cardiotonico fin dal XVIII secolo era notoriamente pericoloso e condizioni diverse di maturazione della pianta potevano dar luogo a variazioni notevoli della concentrazione delle sostanze farmacologicamente attive, e di conseguenza dell'efficacia e della tossicita'. In pratica una tisana di digitale contiene una miscela di farmaci tra loro simili in quantita' ignote. I glicosidi digitalici, isolati in forma pura e venduti in forma di compresse, risolvono il problema ed il medico che li prescrive puo' scegliere il farmaco specifico che desidera impiegare ed il suo dosaggio.     Esistono inoltre farmaci che non derivano da piante o da minerali, ma dalla sintesi chimica, e che non possono essere confezionati in tisane "naturali", e farmaci che pur essendo di origine vegetale, sono contenuti nella singola pianta in quantita' troppo bassa perche' un decotto risulti attivo. In questi casi la preparazione industriale, per via sintetica o estrattiva, rappresenta l'unica possibilita' di rendere utilizzabile la sostanza.     Esistono infine piante che contengono piu' di una classe di farmaci, i cui estratti vegetali sono farmacologicamente attivi ma la loro utilizzazione e' pericolosa o poco pratica. Un esempio importante e' dato dagli alcaloidi del papavero da oppio (Papaverum somniferum) che appartengono alle due classi della papaverina (e suoi derivati) e della morfina (e suoi derivati). In questo caso l'estratto vegetale crudo, non sottoposto ai procedimenti di purificazione chimica, contiene farmaci di entrambi i tipi ed il paziente che avesse bisogno della papaverina si troverebbe ad assumere anche la morfina, pericolosa e nel suo caso inutile. La separazione chimica dei principi attivi (o la loro sintesi ex novo) e' essenziale per un uso sicuro di queste sostanze.     Le ragioni del ricorso alla medicina naturale sono prevalentemente ideologiche o psicologiche: l'estratto vegetale crudo e' visto, a torto, come piu' sicuro o piu' innocuo dell'analogo ottenuto per sintesi chimica; e' inoltre piu' "ecologico" ed e' ideologicamente alternativo in quanto contesta il sistema (cioe' l'industria farmaceutica ed il Servizio Sanitario Nazionale). Nessuna di queste ragioni e' valida dal punto di vista dell'efficacia terapeutica.   Domande o commenti? Scrivi una mail. |
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